Le chiavi per comprendere e trasformare il rapporto con l’alimentazione
Il dispensatore di diete
Il nutrizionista sportivo?! Ah, sì, quel tipo strano che si aggira negli spogliatoi con la bilancia in una mano ed il centimetro nell’altra, con lo sguardo che potrebbe far appassire un’insalata a dieci metri di distanza. Quello che dispensa diete restrittive come se non ci fosse un domani!
Più volte mi sono chiesto: ma è davvero questo il mio ruolo, quello del nutrizionista sportivo? La mia risposta è sempre stata: NO, tutt’altro! Permettetemi di accompagnarvi in un piccolo viaggio esplicativo attraverso i meandri di questa professione, che va decisamente oltre il conteggio delle calorie e dei fabbisogni, ma si addentra in profondità nelle pieghe più nascoste e profonde della prestazione sportiva.
Negli ultimi anni l’alimentazione sportiva è diventata un argomento di estremo interesse sui social media, dove persino il gatto di casa ha un’opinione e la possibilità di dire la sua su cosa dovrebbe mangiare un atleta professionista. Come se, semplicemente scegliendo l’alimento miracoloso (super food) di turno o l’integratore alla moda si potesse trasformare un atleta mediocre in un campione assoluto. Questo perché non viene compreso appieno il vero significato e la complessità del ruolo del nutrizionista sportivo.
Su questi aspetti mi sono più volte confrontato con colleghi italiani ed europei che lavorano sia con atleti di sport di squadra che di sport individuali. Sono emersi molti punti di convergenza interessanti sui quali fare delle riflessioni importanti. il punto su cui tutti concordiamo in modo convinto è che il nutrizionista sportivo sicuramente non è un dispensatore di diete.
Oggi, il nutrizionista sportivo per affrontare al meglio le molteplici sfide legate al mondo degli atleti, deve avvicinarsi con un approccio più empatico che analitico. Non si può limitare a dire “mangia questo, evita quello”, ma ha la necessità di comprendere quali siano le motivazioni profonde che muovono le scelte alimentari di un atleta e dopo essere entrato in sintonia con lui, avere la capacità di suggerire modifiche graduali che possano essere facilmente messe in pratica e delle quali l’atleta possa percepire un effettivo miglioramento di prestazione o di benessere. È un po’ come essere contemporaneamente psicologo e chef stellato: porre le domande giuste e cucinare le risposte in un piatto che nutra corpo e mente.
La composizione corporea

Sicuramente un aspetto importante del lavoro del nutrizionista sportivo consiste nella definizione dei fabbisogni di ciascun atleta. Il primo passo di questo processo consiste nei rilevamenti antropometrici (protocolli ISAK) ed impedenziometrici, necessari per stimare la composizione corporea, e successivamente nella attenta valutazione dei volumi e dei carichi di lavoro. Il frutto di questo lavoro, che va ripetuto più volte nell’arco della stagione agonistica, rappresenta la base per tutto il resto
Ovviamente il ruolo del nutrizionista sportivo cambia in base allo sport praticato degli atleti che seguiamo. La principale distinzione è fra sport di squadra e individuali.
Il Nutrizionista Sportivo negli sport di squadra
Pensate a una grande orchestra sinfonica: pur suonando insieme arie meravigliose ogni musicista ha il proprio strumento, la propria partitura, il proprio tono e le proprie esigenze. Ecco, una squadra è come un’orchestra ed ogni giocatore ha il suo ruolo, le sue caratteristiche tecniche, il suo modello prestativo e le sue esigenze. Non possiamo quindi banalizzare parlando dell’alimentazione del calciatore piuttosto che dell’alimentazione del rugbysta o dell’alimentazione nel basket.
Il nutrizionista sportivo/direttore d’orchestra dapprima deve tenere conto e valutare con grande attenzione del ruolo, delle caratteristiche tecniche e di quelle fisiche per ogni singolo atleta e poi, con grande abilità, deve scrivere la partitura per l’intera squadra traducendo tutte le informazioni che ha in schemi alimentari e menù che siano in grado di soddisfare le esigenze nutrizionali con piatti e combinazioni piacevoli al palato.
Il nutrizionista sportivo negli sport individuali
Qui tutto cambia. Negli sport individuali, il nutrizionista assume un approccio ancor più personalizzato, come un artista crea un progetto nutrizionale su misura utilizzando conoscenze scientifiche, sfumature psicologiche e le pennellate della comprensione. D’altronde in un recentissimo studio scientifico di Forelli et al. Pubblicato su Cureus, si afferma che nell’alimentazione dello sportivo non è sufficiente creare semplicemente uno schema alimentare, ma è necessario tenere in considerazione aspetti che riguardano e si intrecciano con la biomeccanica e la gestione dello stress oltre che le capacità mentali di reazione alle difficoltà.
Anche in questo caso, tenuto conto delle caratteristiche e delle esigenze dell’atleta, il nutrizionista sportivo/pittore deve dipingere il quadro usando sì i colori della scienza ma utilizzando le sfumature ed il soggetto che più si addice all’atleta traducendo tutto in un’alimentazione piacevole, sostenibile per lunghi periodi e adeguata agli obiettivi agonistici prefissati.

Il rapporto con lo chef: una sinergia imprescindibile
Affinché il lavoro del nutrizionista, così come descritto fino qui, si traduca in vantaggi tangibili per l’atleta è necessaria una stretta sinergia con chi deve metterne in pratica le indicazioni ovvero lo chef responsabile della cucina o comunque la persona individuata dall’atleta o dalla squadra come responsabile della preparazione dei pasti.
Questo è probabilmente una delle sfide più significative del nutrizionista sportivo perché deve riuscire a trasmettere l’importanza di alcune scelte che riguardano gli ingredienti e le tecniche di cottura e di preparazione dei pasti. Consapevoli di questo, insieme ad alcuni colleghi, in sinergia con ALMA scuola di cucina e con il patrocinio UEFA, abbiamo deciso di realizzare un corso per Chef che vogliano diventare esperti di prestazione e di salute (Master in Health & Performance Chef).
Solo attraverso una stretta sinergia con lo chef il nutrizionista è sicuro che i colori che ha immaginato sulla sua tavolozza vengano messi in pratica in tutto il loro splendore.

La prevenzione ed il recupero degli infortuni
Come abbiamo visto fin quì, l’alimentazione dello sportivo è una danza delicata tra scienza, conoscenza degli alimenti e rapporto personale. In una recente review, pubblicata su Clinical Nutrition ESPEN a cura di Rotovnik et al. si evidenzia il fatto che una dieta non adeguata può compromettere la funzinalità del sistema immunitario mentre una nutrizione mirata può, da un lato prevenire l’occorrenza degli infortuni e, dall’altro, può ridurre significativamente i tempi di recupero e migliorare la resilienza tissutale.
La gestione dell'infiammazione ed il recupero
E poi c’è la gestione dell’infiammazione, quel meraviglioso processo fisiologico di risposta all’allenamento che, se gestito male, può trasformare un campione in un atleta svogliato e stanco. Il nutrizionista sportivo deve essere come un alchimista che combinando proteine, carboidrati, antiossidanti, acidi grassi essenziali e stile di vita in una pozione magica che varia nel corso della stagione agonistica, favorisce il contenimento dell’infiammazione e permette il completo recupero giornaliero dall’allenamento massimizzandone così l’efficacia.
Il ritorno in campo (return to play) rappresenta una fase importante per l’atleta. Non si tratta solo di ripristinare i livelli di energia, ma di ricostruire la fiducia nel proprio corpo anche attraverso scelte alimentari mirate. Il nutrizionista sportivo, in questo caso, deve essere un giardiniere che non si limita a innaffiare le piante, ma studia il terreno, comprende il clima e crea l’ecosistema perfetto per facilitare e guidare la loro crescita al meglio
Allenare il microbiota intestinale
Allenare l’apparato digerente si può. Anzi, si deve! Purtroppo è uno degli aspetti più sottovalutati, ma cruciali, del lavoro del nutrizionista sportivo. Frequentemente l’atleta si trova a dover fronteggiare problematiche legate alla digestione. Il nostro microbiota intestinale mal sopporta le corse, la ipoidratazione, gli sbalzi di temperatura, i colpi e tutto quello che può succedere nel corso di un allenamento intenso. Non basta sapere cosa mangiare; bisogna allenare gradatamente il corpo a gestire e sopportare lo stress dell’allenamento esattamente come se fosse un muscolo in modo che possa processare il nutrimento nel modo più efficiente possibile.
ATTENZIONE: come ci ricorda ampiamente la letteratura scientifica non è la quantità degli alimenti, o degli integratori alimentari, che conta ma la loro qualità e il momento in cui vengono utilizzati
Il ruolo del nutrizionista sportivo moderno
La verità è che per Il nutrizionista sportivo di oggi non è più sufficiente conoscere le tabelle nutrizionali o il timing ideale dei pasti. Oggi svolgere questo ruolo significa essere il ponte fra scienza moderna e tradizioni, culinarie e gastronomiche. Non solo, significa anche comprendere le sfumature dell’animo umano, le dinamiche di squadra, le pressioni della competizione.
E mentre il mondo continua a cercare la prossima dieta miracolosa o l’ultimo superfood alla moda, il vero nutrizionista sportivo sa che la magia non sta negli estremi, ma nell’equilibrio. Sa che ogni atleta è un universo a sé, con le proprie stelle da far brillare e le proprie orbite da rispettare.
La prossima volta che qualcuno dirà che il nutrizionista sportivo serve solo a pesare gli atleti ed a prescrivere diete impossibili, ricordategli che anche Leonardo da Vinci era considerato solo un pittore dai suoi contemporanei, ma in realtà stava ridisegnando la nostra comprensione del mondo. Il nutrizionista sportivo è un artista della prestazione che sa che il vero successo non si misura solo in medaglie e trofei, ma nell’aver contribuito a rendere gli atleti più consapevoli e più in armonia con il proprio corpo e con la propria mente.
Perché, alla fine, il vero ruolo del nutrizionista sportivo è quello di essere un maestro dell’equilibrio, un guardiano della salute che è ben consapevole del fatto che ogni pasto non è solo un momento di nutrimento, ma un’opportunità per crescere, imparare e diventare una versione migliore di sé stessi. In un mondo sempre più ossessionato dai numeri è proprio questa saggezza antica combinata con la scienza moderna che fa la differenza tra un buon atleta e un campione completo.